La residenza artistica di Maria Cecilia Azzali fa rifiorire una nuova immagine del partigiano ucciso a Gatta nel ‘45
Ridi-segno il Quartiere, il progetto che Arci Picnic e l’Arci di Reggio Emilia, per Estate Popolare, hanno affidato a diversi artisti in varie zone della città, è stato interpretato la scorsa settimana al Villaggio Stranieri-Bazzarola da Maria Cecilia Azzali che ha pensato ad “un’azione manuale che non muta né stravolge la zona ma che ri-trova e ri-traccia con chi e per chi lo vive ora la storia del quartiere, la fa riemergere e confluire nel presente, ne ridensifica i nomi”.
In particolare quello di Sergio Stranieri, giovane operaio delle Reggiane, partito in Inverno dal Villaggio (che allora portava il nome di un gerarca fascista) per le montagne e lì morto partigiano, nell’eccidio di Gatta lungo il torrente Secchia, simile ai corsi d’acqua piccoli e nascosti della zona Stranieri-Bazzarola.
Se la prima parte del nome del quartiere, tanto mutato negli anni, arriva dalla storia di Sergio, una storia reggianissima, di pianura e poi Appennino, di resistenza e lavoro, la seconda parte, Bazzarola, del nome viene forse dall’antico nome dal Rodano, il torrente che segna il confine del quartiere con San Maurizio. Oppure viene da batare, cioè stare a guarda con cura di qualcosa o qualcuno, in questo caso delle acque della zona. In questa settimana di osservazione, studio e lavoro, con Ridi-Segno si è batato, si è fatta rifluire la storia del Villaggio usandola per rompere gli argini che separano chi abita il quartiere.
Durante la residenza è stata proprio l’acqua a mettere in collegamento i torrenti, la storia del quartiere e l’articolato appuntamento finale di Estate popolare culminato con lo spettacolo balneare portato in scena da “Gli Spavaldi” di Cesare Panini che domenica, al circolo Stranieri, hanno riproposto il loro celebre cavallo di battaglia “Il domatore di squali”. A cucire insieme i vari interventi e i diversi luoghi del Villaggio ci ha pensato la Banda di quartiere con un concerto itinerante, una parata sonora che è andata di strada in strada insieme accompagnata dall’immagine di Sergio Stranieri nata dai laboratori di Ridi-Segno.
Fissata su cianotipie, l’antica tecnica di stampa fotografica, l’immagine è rifiorita durante la settimana grazie alle piante raccolte nel quartiere, “Fiori piccoli e spontanei – racconta Azzali – perché forse sono così i bei fiori sotto la cui ombra i partigiani riposano”.
Accanto all’unica immagine di Stranieri, conservata da Istoreco, e fatta fiorire in molti modi diversi dai bambini della zona e dai visitatori del circolo che porta il nome del partigiano, ne è comparsa un’altra nata dall’incontro con gli abitanti del quartiere: un bel ritratto frontale di Sergio, con un lato illuminato e uno in ombra.
Maria Cecilia Azzali ha montato, sempre in cianotipia, i due lati del volto del partigiano con le ambientazioni che hanno caratterizzato la storia della sua vita: dietro al lato illuminato compare il quartiere di un tempo, aperto sulla strada, arioso. Dietro al lato in ombra, a fare da sfondo, sono le montagne e il paesaggio in cui è stato ucciso. Apparentemente sembrerebbero due persone e due storie diverse ma appena si accostano i due lati del volto la storia e l’immagine si ricompongono.
Tre cianotipie quindi sono diventate giganteschi stendardi, portati in parata insieme alla banda di Quartiere e ora sono appesi al circolo intitolato al partigiano Sergio.
In tutto il quartiere sono stati disseminati gli inviti alla festa di domenica scorsa. Sono uno diverso dall’altro, fatti con la carta carbone, da coloro che hanno partecipato alla residenza artistica, inclusi i tanti ragazzi di seconda generazione che frequentano il circolo. Anche su questi inviti si possono vedere mille diverse interpretazioni di quel Sergio Stranieri che è stato restituito al suo quartiere grazie al lavoro di chi lo vive quotidianamente.